Comignoli percossi
Pacchetti avvolti
Intermittenze di colori
Gaetano Gulisano
Per gli amanti del bello, dell'arte, della musica e della poesia. Se solo gli umani tappandosi le orecchie ascoltassero con l'anima la voce delle montagne...
L’armadio
Pensieri nascosti
nel solaio dell’anima
dentro un armadio
con le ante rivolte al muro.
Guardo il soffitto
nel buio dei miei segreti
e non riesco ad ignorare
quell’armadio.
Vorrei dimenticare,
mi specchio nei miei ricordi,
non vedo alcuna immagine.
La mia mente non vorrebbe
ma i mie passi volgono al solaio,
i miei occhi ignari
indugiano sull’armadio,
guardo le mie mani
e le vedo intrise di vita.
Le ante aperte
non più rivolte al muro,
il solaio non ha più soffitto,
i miei ricordi
sono il mio presente
la mia immagine nitida
svela i miei pensieri.
Gaetano Gulisano.
Pen-Ombra
Celato dietro un soffice lino
bramo d’esser visto;
con discreta timidezza
mostro i miei pensieri in mezza luce
per non invadere il tuoi sensi.
Fioco barlume
per non offendere i tuoi occhi
semichiusi dagli affanni del tempo;
anime si rispecchiano
in pozze di chiaroscuri.
Sento affannoso il tuo respiro
avvicinarsi al mio,
la tua mano scoprire il velo,
vedo la luce sconfiggere
la pen-ombra.
Gaetano Gulisano
Settembre
Cieli marmorei
colmi di lacrime settembrine
ansando fuggono i venti,
voli d’uccelli in stridere d’ali
sfiorano nubi che cingono pensieri.
Vitigni carichi d’ansie succose
bramano liete metamorfosi;
paurose attese, inquiete nubi,
temuta grandine.
Selene stanca nel suo pallore sorride
mentre novizie perle di bianca rugiada
indugiano alla calma notte.
D’oro il caldo disco colora la terra,
ceste di vimini s’adornano
d’inebriante settembre.
Gaetano Gulisano
Speranza
Aspetterò
che il cielo della tua anima
si colori ancora d’azzurro
mentre grigie nubi
solcano ancora
la volta dei tuoi pensieri.
Soffierò
più forte di zefiro
contrapponendo
il suo alito al mio,
annullando
la sua imponenza
per allontanare
cupi presagi
che agitano sensi.
Vedrò
il burrascoso mare
placarsi
alla mia risolutezza,
flutti tramutare
veemenza in carezze,
nubi cedere il posto
all’indaco e al rosso
dell’arcobaleno.
Ora la mia speranza
sarà la tua forza.
Gaetano Gulisano
Prima la Campania adesso la Sicilia!
ROGO
Come se il fantasma di “Nerone”
imperversasse sulla città
roghi nella notte ardono,
incolpando di stoltezza
i nuovi cosiddetti
“Cristiani”
per poi poterli dare in pasto
alle belve nell’arena.
Costruire sulle ceneri
una nuova città,
una città pulita,
che non emani il fetore
della finta pulizia ostentata,
che non produca il fetore
che emana chi si tappa le nari,
chi si chiude gli occhi,
chi si serra le orecchie.
Ma oggi non è Nerone
a dare alle fiamme la città
ma i nuovi cristiani
stanchi dell’indifferenza,
sapendo che la vera puzza
non viene dalla
MONNEZZA.
Gaetano GULISANO
Dal mare
Spruzzi di acque lontane
affliggono lo scoglio,
insultano le spiagge arse dal dolore;
l’acqua non lenisce la canicola
come acido brucia,
scioglie le speranze.
Il sale si ravviva e offende le ferite
che più non pulsano di dolore,
uno schizzo scioglie i nodi nei capelli
per poi rattrappirli ancora
nell’aspra illusione.
Non fa più paura la sera,
anime più non temono l’attesa
galleggiano per sereni lidi,
i marosi più non li oltraggiano
insperato ritorno, partenza incerta
arrivare mai.
Gaetano Gulisano
Estate
Fioriere colme di boccioli
lungo i viali.
Profumi convulsi,
polline ormai traghettato dal vento,
vita, cinguettio d’anime,
api ronzanti.
Nubi colme di sorrisi
placate da zefiro ormai desto
dall’oro del mattino
amante e amato
nell’imperituro amplesso.
Volteggio di sensi ad ali di rondine,
planate in assetto di riposo al volgere
la quiete.
Vermiglio il manto della sera,
sinfonie di luna.
Gaetano Gulisano
Anima sospesa
Appeso ad asciugare
ai fili d’esistenze tese a spasmo,
fissato con mollette di plumbei pensieri
l’anima grondante fa pantano intorno.
No, non pulire le stille che restino a memoria;
aspetto l’alito di vento di lontani mondi
che asciughi la lordura che mi sento addosso.
Puzzo attaccatomi da troppa indifferenza,
olezzo che non offende più le nari della folla
ardisco lavare ancora e ancora lavo,
l’anima ormai asciutta resta appesa.
Gaetano Gulisano
E' da poco passato l'8 marzo, la festa della donna , domenica scorsa era la festa della mamma. La mamma, questa parola dall'alto significato, quante angosce può provare una mamma? L'angoscia per un figlio quando bimbo si ammala, quando adolescente rientra tardi la sera, quando le comunicano che è stato vittima di un'incedente, quando lo vede piangere per un amore non corrisposto e ancora, quanta gioa nel vederlo crescere, nel vedere una parte del proprio padre, del proprio nonno e di se stessa; quanto "dolce" dolore in una stanza d'ospedale e quanta emozione nello stringere una parte di se fra le braccia. Tutte queste emozioni, queste angosce, questi dolori, non sono nulla paragonati alla sofferenza della più inumana e atroce rinuncia che una donna consapevolmente si trova a fare.
Dunque, non osate giudicarla!
Legge 194
Insultata
per secoli da deboli uomini,
temuta e bruciata nelle piazze
da potenti senza scrupoli
nel nome di un falso Dio.
Oltraggiata
per quel tuo essere superiore,
per avere quel dono
che solo il vero Dio infonde
nell’essere capace
di generare vita.
Offesa
nel buio d’una sala d’ospedale
con infamanti incriminazioni,
mentre insensibile al dolore
di quelle ferite perché il cuore,
l’anima, veniva straziata
per una vita mai nata,
per il latte mai poppato.
Ingiuriata
mentre con la morte nel cuore
ti chiedevi
quale vita avresti dato
a chi della vita non poteva gioire?
Ancora oggi
uomini stolti ti chiamano
omicida, infanticida,
mettendoti alla pari
di vili criminali.
Gaetano GULISANO
L'incisione sulla pietra:
“IL MIO CUORE DOPO TANTI ANNI E’ A PORTELLA DENTRO LE PIETRE E DENTRO IL SANGUE DEI COMPAGNI UCCISI”
Forse, per qualcuno il nome “Portella della ginestra”, può non significare nulla, ma sono sicuro che per molti, ha un forte e doloroso significato. Consiglio a tutti quelli che si trovassero a passare in questo mio spazio di visitare il blog di Natàlia Castaldi, dove è ben espresso con una sua splendida, intensa e commovente poesia, il vero significato di “Portella della ginestra, una località in provincia di Palermo e di ciò che vi accadde.
“Non esiste assassino peggiore, di chi uccide le stesse persone una seconda volta infangandone la memoria."
(Dimenticare o non ricordare è come premere il grilletti delle Lupare)
Il senso della vita
Quando
il profumo della zagara
non si confondeva con l’acre odore
dell’ ammorbata modernità,
che oggi: appesta l’aria
con la sua indifferente
noncuranza.
Quando
i pergolati carichi di gelsomini
spargevano il loro dolce profumo
percepibile con la sola vista,
inebriando i sensi,
donando una percezione di serenità,
colmando di sole l’anima,
avvicendati oggi: da rabbia
e parabole satellitari.
Quando
la parola amore non era solo
il completamento di una frase
da scrivere in una poesia,
in una canzone, il contorno
di un chiaro di luna
o ancora la rifinitura di una scena
da recitare in un teatro
fingendo ardente trasporto,
oggi sostituita:
dai video in rete del “branco”
o nella sporcizia di vicoli nascosti
per l’immane vergogna.
Quando
regalare un fiore non era fuori moda
e il donarlo dava più emozione
che riceverlo:
ogni emozione, ogni sentimento,
ogni passione ogni senso
aveva un senso.
Quando
ritorneremo a sentire
il profumo della zagara,
quando riusciremo a vedere
il candido colore dei gelsomini,
quando saremo capaci di pronunciare
con la voce dell’anima la parola amore,
quando arriveremo a gioire
per aver donato un fiore:
allora ritroveremo
il vero senso della vita.
Gaetano GULISANO
Mostri
Mostri immani umanizzati
dalla sporcizia nelle recondite
baracche di lamiera e tumori
celate nelle cupe foreste
dell’umana malvagità.
Vicoli maleodoranti
carichi di rifiuti
del moderno benessere,
dell’oscura malvagità,
parte vincolante
e inseparabile metà
sua gemella:fittizia bontà.
Anime che hanno abbandonato
speranza di purgatori,
corpi che hanno abbandonato
speranze di trovare un’anima
appestati delle loro stesse
incolpevoli e consce violenze.
Gaetano GULISANO
Vittima
Vittima,
chi si prenderà cura di te
se non la tua solitudine,
se non il tuo dolore,
se non la tua rabbia?
Vittima,
chi difenderà le tue ragioni
se non il tuo orgoglio
calpestato e affogato
nella più putrida
e nera fanghiglia?
Vittima,
ti chiameranno
bugiarda provocatrice,
metteranno in dubbio persino
il tuo esser vittima
e tu stessa dubiterai
d’esser vittima, perché
i tuoi difensori ti guarderanno
con lo stesso sguardo
dei tuoi vili aguzzini
e ti tacceranno come rea
e tu, allora crederai d’esserlo.
Vittima,
cessa il sentirti rea,
riprenditi il tuo orgoglio
e nettalo nella vera ragione,
esci dalla prigione della solitudine,
tramuta il dolore in forza
e riprendi la tua vita
a chi voleva togliertela.
Gaetano GULISANO
Mandorli in fiore
Aliti di nuova vita,
rinascita nei mandorli in fiore
che inebriano l’aria
di rinnovato profumo,
che estasiano i sensi
con i loro candidi colori.
Sciolta la neve
tramuta in limpida essenza
metamorfosi dell’essere,
come d’Ovidio il poema
specchiata nella chiara rinascita,
non come Narciso perito
al suo delirio,
ma gaia al mutamento.
Cinguettio delizioso
ed assordante del risveglio,
ronzio fragoroso e armonico
del dolce tuo nettare,
nitidi fiori carichi di polline
frutti gustosi dei mandorli in fiore.
Gaetano GULISANO
La nera signora
Nera signora dalle scure vesti,
che negli animi più arditi
paurosi tormenti desti.
Tetra sovrana di tenebrosi mondi,
che con la tua lucente falce
tanto tormento infondi.
Perché or non m’appari
che da pari a pari,
con te cupa signora
parlare io vogli’ora.
Ella come in un sogno
nella sua nera veste
che svolazzava come
le vele alle tempeste,
m’apparve dunque lesta
e senz’esitare,
in un eterno attimo
incominciò a parlare.
Perché or tu mi invochi
con sì veemente ardore,
se ancor di questo di luogo
son tante le tue ore?
Morte io qui ti invoco
perché vo' in conoscenza,
qual è la tua cagione per
tanta sofferenza.
Oh quale ardir tu osi umano
al mio cospetto,
che a me ti volgi
senza mostrar alcun rispetto.
Senza la morte oh stolto
alla vita voi umani,
altro non dareste che
sofferenze immani.
Pensa a quei tanti anziani
che mi tendon le mani,
e che con supplice voce
invocano la pace.
Pensai in quell’istante quale fu
la cagione per fare
inconsapevole di me un istrione.
Riflettei allora svelto al
mio tormento,
quel saggio favellare mi
fu d’insegnamento.
Se nella fredda terra
ora tu madre giaci,
e provo gran dolenza
per la tua mancanza,
ora ne son sicuro
che la tua cruda sorte
adesso è alleviata nelle
braccia della morte.
(A mia madre e a tutti quei malati terminali di incurabili morbi, che nella morte trovano la giusta pace)
Gaetano GULISANO
...Il Saggio è colui che dice ciò che
pensa...
...pensando sempre a ciò che
dice...
...Se l'ignorante non è colui che ignora ma colui che ignora di ignorare, io non ignoro che sarei senz'altro un ignorante ignorandolo...
Per questo motivo vi aspetto per poter apprendere qualcosa.