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venerdì 3 luglio 2009
giovedì 2 luglio 2009
I ricordi che non posso


Quindi, anche se vi porterò con me nelle mie purtroppo brevi passeggiate, considerata la mia gamba che nonostante sia passato parecchio tempo, continua a fare i capricci, non potrò tempestivamente rispondere ai vostri commenti.
Un arrivederci a Settembre.
I ricordi che non posso
Cosa ricorderanno di voi i miei occhi:
Il vostro volto marmoreo
avvolto nel pallore della morte?
l’immagine di pace,
il mio tormento?
Ricorderò forse lacrime,
visi di dolore?
Rammenterò la lenta litania
dell’ultimo viaggio?
Vorrei ricordare
ciò che non posso rammentare:
la tua gioia per il tuo dolore o madre,
la felicità per i tuoi spasmi;
vorrei ricordare il tuo viso padre
l’ansia per l’attesa,
le tue lacrime di felicità.
Mi tormento la mente:
avido attaccato al tuo capezzolo genitrice
mentre guardavo il tuo viso candido,
le tue sanguigne gote, il tuo sorriso,
i tuoi capelli non ancora offesi dagli anni.
Vorrei sentire i tuoi versi genitore
confondersi con i miei da infante,
le tue smorfie unirsi in un’unica faccia,
ilare delle mie stesse risa,
angosciato per i miei pianti.
Perché tormentarmi ora
dei vostri cessati affanni?
Perché se chiudo gli occhi
la prima immagine è una fredda lapide?
Perché non ricordare solo riso e carezze?
Gaetano Gulisano
Cosa ricorderanno di voi i miei occhi:
Il vostro volto marmoreo
avvolto nel pallore della morte?
l’immagine di pace,
il mio tormento?
Ricorderò forse lacrime,
visi di dolore?
Rammenterò la lenta litania
dell’ultimo viaggio?
Vorrei ricordare
ciò che non posso rammentare:
la tua gioia per il tuo dolore o madre,
la felicità per i tuoi spasmi;
vorrei ricordare il tuo viso padre
l’ansia per l’attesa,
le tue lacrime di felicità.
Mi tormento la mente:
avido attaccato al tuo capezzolo genitrice
mentre guardavo il tuo viso candido,
le tue sanguigne gote, il tuo sorriso,
i tuoi capelli non ancora offesi dagli anni.
Vorrei sentire i tuoi versi genitore
confondersi con i miei da infante,
le tue smorfie unirsi in un’unica faccia,
ilare delle mie stesse risa,
angosciato per i miei pianti.
Perché tormentarmi ora
dei vostri cessati affanni?
Perché se chiudo gli occhi
la prima immagine è una fredda lapide?
Perché non ricordare solo riso e carezze?
Gaetano Gulisano
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