lunedì 30 giugno 2008

Vacanza

Cari amici blogger, se vi capitasse di passare per questo blog e, leggendo ciò che scrivo vi verrà voglia di postare un commento fatelo pure, anzi vi invito a farlo; ma fino a settembre non aspettatevi risposte, perché da oggi e sino alla fine di Agosto, non avrò la disponibilità di internet, in quanto vado al fresco e come si vede dalla foto non in galera.
Mi mancheranno le belle poesie di Cristina bove, di Eleonora Ruffo Giordani, di Glò, di Bit, i racconti di Renzo Montagnoli, Barbara Garlaschelli, i noire di Enrico Gregori e, l’impegno sociale nei suoi post di Milva e tanti altri che giornalmente leggo.
Un saluto a tutti.
Gaetano.

Le scale o l'ascensore?


Questo racconto per partecipare al gioco narrativo ordito da Barbara Garlaschelli & Enrico Gregori su di un brano a tema
http://barbara-garlaschelli.splinder.com/
Questa volta la parola chiave suggerita da Cristina Bove è "Ascensore".
“Le scale o l’ascensore?”

Il sole era ancora alto nel cielo e l’afa di luglio era insopportabile, il vento che veniva dal mare, portava solo il caldo e la sabbia del deserto Africano che dalla Sicilia, non è poi così lontano. Giovanni, impiegato alle poste del paese, seduto sulla sedia a rotelle, che ormai da cinque anni era la sua perpetua tortura, stava rientrando a casa, grondate di sudore sia per l’afa sia per la calura, ma soprattutto, per il continuo saliscendi dai marciapiedi, a causa della mancanza di rampe per i disabili e ad ogni saliscendi, lanciava maledizioni nuove all’assessore comunale che avrebbe dovuto farle installare, il quale, abitava nel suo stesso palazzo.
Finalmente, dopo circa un’ ora di maledizioni, arrivato all’ingresso del palazzo, si avvia verso l’ascensore, che naturalmente funzionava a singhiozzo, come la maggior parte dei servizi di quel paese e, quel giorno, il singhiozzo era perpetuo, con l’odiosa scritta sulla porta metallica arrugginita: “FUORI SERVIZIO” .
Armatosi di pazienza, dopo le imprecazioni di rito e le maledizioni all’assessore che, fra l’altro era anche l’amministratore condominiale dello stabile, Giovanni, bussò alla porta di Salvatore, suo amico e condomino al piano terra, il quale ogni volta che l’ascensore non funzionava, cosa che accadeva spesso, armandosi di pazienza ed imprecando anch’esso contro l’amministratore, lo accompagnava al terzo piano dove risiedeva.
-Grazie mille Salvatore, entra ti offro qualcosa di fresco- disse Giovanni mentre infilava la chiave nella toppa.
-Ti ringrazio, ma vado al piano di sopra da quel gran cornuto dell’amministratore a cantargliene quattro- disse Salvatore.
-Ciao Salvatore e salutami sua moglie- disse con un ghigno sarcastico, ghigno subito ricambiato da Salvatore.
L’amministratore, cornuto lo era sul serio ed anche tirchio, per quel motivo la moglie si era trovata vari amanti.
L’essere cornuto, dato che ne era al corrente, in caso contrario sarebbe stato l’unico nel paese a non esserlo, gli stava bene, perché risparmiava denaro e fatica.
Dopo circa un’ ora che Giovanni era in casa, sentì suonare il campanello della porta con ripetuta insistenza.
Andando ad aprire la porta, comparve Salvatore al quanto scosso e con la fronte imperlata di sudore.
-Entra Salvatore, cosa è successo?-
- Giovanni, l’amministratore ha avuto un incidente la settimana scorsa ed ha perso l’uso delle gambe, oggi, tornerà a casa. -
- Ecco perché sono giorni che non si fa vedere- replicò Giovanni.
Mentre i due commentavano sconvolti la notizia, si sentì la sirena dell’autoambulanza che accompagnava l’amministratore a casa.
Affacciatisi sul pianerottolo, videro l’amministratore seduto sopra la sedia a rotelle portato a braccia dagli infermieri, che imprecavano contro l’amministratore (ignari di chi fosse l’amministratore di quel palazzo). Appena giunto a poca distanza dai due che lo guardavano con stupore, l’amministratore, come colto da improvvisa furia iniziò a gridare contro Giovanni:
-Sarai contento adesso, che sono storpio come te?-
Giovanni, anche se risentito non volle rispondere, ed insieme a Salvatore, rientrò in casa.
Qualche giorno dopo, tramite l’interessamento dell’amministratore che era anche assessore al comune, nel palazzo, iniziarono i lavori di ristrutturazione dell’ascensore, con l’adeguamento per le sedie a rotelle, a spese del comune, cosa al quanto insolita per uno stabile privato..
Sia Giovanni che Salvatore, anche se contenti per i lavori che, procedevano con una celerità fuori dalla norma, si domandavano perché non erano stati cambiati i cavi d’acciaio che avevano più di cinquant’anni e, piuttosto che un adeguamento, il comune non aveva provveduto ad un nuovo ascensore?
Ultimati i lavori nel giro di pochi giorni, l’ascensore funzionava regolarmente, anche se con dei rumori sospetti e sinistri, tanto che spesso Salvatore si offriva volontariamente di accompagnare Giovanni per le scale, in quanto diffidava dell’ascensore, mentre l’amministratore, fiero del suo ascensore lo utilizzava come se ne fosse il legittimo proprietario.
Un giorno, mentre Salvatore si trovava nell’appartamento di Giovanni, ed i due amici si rinfrescavano la gola con una granita ai gelsi neri, nella tromba delle scale, si udì un rumore assordante. Salvatore temendo un terremoto, prese in braccio Giovanni e si precipitò fuori nelle scale, ma appena fuori, ancora con Giovanni in braccio, vide i cavi spezzati dell’ascensore, l’ascensore con i vetri rotti, le grate in metallo arrugginito vicino al vecchio portone d’ingresso e le porte in legno frantumate in mille schegge sull’atrio.
Corse subito a mettere Giovanni sulla sedia a rotelle e, si precipitò giù per le scale con un cupo presentimento nel cuore.
Appena al piano terra, vide una chiazza di sangue che usciva da quel che restava dell’ascensore, che si allargava sempre più.
Nel frattempo, si era radunata una folla di curiosi, accorsi per il forte boato provocato dall’ascensore impattato al suolo.
Salvatore, spostando legni e lamiere, vide il corpo ormai cadavere dell’amministratore.
Dopo qualche mese, mentre Salvatore e Giovanni, si gustavano una limonata, al bar della piazza centrale, dal telegiornale Regionale, giungeva la notizia che erano stati inquisiti e rinviati a giudizio alcuni assessori comunali per peculato, corruzione ed altri reati contro la pubblica amministrazione e conseguente sequestro di beni mobili e immobili.
Senza tanta sorpresa, i due amici, appresero che fra queste brave persone, vi era anche il nome del loro estinto amministratore di condominio, nonché assessore al comune.
-Così ladro e tirchio che ha risparmiato sulla propria vita, ecco perché non aveva fatto cambiare i cavi dell’ascensore, per finire di costruirsi la villa al mare- disse Giovanni.
-Adesso, chissà se avrà preso l’ascensore per salire al paradiso o scendere all’inferno?- replicò Salvatore.
-Non saprei, ma quell’ascensore non è mai fuori servizio-
-Hai perfettamente ragione Giovanni.-
-Salvatore, sai cosa penso?
Che il vero dubbio, non è essere o non essere, ma le scale o l’ascensore?

Gaetano GULISANO
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