giovedì 2 aprile 2009

La nera signora

(Foto da web)


La nera signora

Nera signora dalle scure vesti,
che negli animi più arditi
paurosi tormenti desti.

Tetra sovrana di tenebrosi mondi,
che con la tua lucente falce
tanto tormento infondi.

Perché or non m’appari
che da pari a pari,
con te cupa signora
parlare io vogli’ora.

Ella come in un sogno
nella sua nera veste
che svolazzava come
le vele alle tempeste,
m’apparve dunque lesta
e senz’esitare,
in un eterno attimo
incominciò a parlare.

Perché or tu mi invochi
con sì veemente ardore,
se ancor di questo di luogo
son tante le tue ore?

Morte io qui ti invoco
perché vo' in conoscenza,
qual è la tua cagione per
tanta sofferenza.

Oh quale ardir tu osi umano
al mio cospetto,
che a me ti volgi
senza mostrar alcun rispetto.

Senza la morte oh stolto
alla vita voi umani,
altro non dareste che
sofferenze immani.

Pensa a quei tanti anziani
che mi tendon le mani,
e che con supplice voce
invocano la pace.

Pensai in quell’istante quale fu
la cagione per fare
inconsapevole di me un istrione.

Riflettei allora svelto al
mio tormento,
quel saggio favellare mi
fu d’insegnamento.

Se nella fredda terra
ora tu madre giaci,
e provo gran dolenza
per la tua mancanza,
ora ne son sicuro
che la tua cruda sorte
adesso è alleviata nelle
braccia della morte.

(A mia madre e a tutti quei malati terminali di incurabili morbi, che nella morte trovano la giusta pace)

Gaetano GULISANO


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