mercoledì 19 novembre 2008

3 maggio 2005 L'inferno II parte

(3 maggio 2005 l'inferno I parte)

3 Maggio 2005
L’inferno
(II parte)


…Gaetano, era immobile con il tridente di Lucifero infilzato nella gamba destra che gli procurava tremendi dolori. Lucifero, lo guardava con l’espressione adirata, dei suoi occhi verdi e rossi da rettile, senza pronunciare alcunché.
Gaetano,era stupito, si aspettava il rituale interrogatorio, al quale aveva assistito per tutti quelli che lo avevano preceduto e con le successive atroci sentenze.
Quando all’improvviso, il demone, sempre fissandolo con la solita espressione, esordì dicendo:
-Cosa aspetti? Non è questo il tuo luogo e non è questo il momento, vai adesso non ho tempo da perdere.-
A quelle parole, senza dire nulla, cercò di sfilarsi il tridente ancora conficcato nella gamba destra, al ché Lucifero, con un balzo scese dal suo pulpito e fermandosi davanti a Gaetano, impugnò il manico del forcone e glielo conficcò ancora più in profondità, facendolo gemere ulteriormente. Gaetano, continuò ad urlare più forte per il dolore che quei ferri gli procuravano.
-Ascoltami bene- cominciò il demone, mentre perseverava in quell’atroce tortura, -Ho detto: che non è né il tuo luogo né il tuo momento, ma questo mio “regalo”, dovrai portarlo sino a quando non verrà il momento di toglierlo e, adesso non lo è.
-È quando verrà quel momento?- Replico Gaetano, contorcendo il viso in una smorfia di dolore, ma non ebbe nessuna risposta.
Gaetano, si allontanò inerpicandosi lungo un sentiero scosceso, seguendo una fioca luce bianca, con la gamba che ad ogni passo lo faceva sussultare dal dolore. Appena fu a suo parere abbastanza distante, si fermò distendendosi supino cercando di sfilarsi quel forcone ma, questo sembrava ormai fusosi con la carne e le ossa della sua gamba , continuando a dargli atroci tormenti, facendolo urlare come un ossesso.
Mentre urlava, vide un ombra che gli si avvicinava, la luce prima fioca, iniziò a diventare sempre più vivida fino a quando riuscì a distinguere quell’ombra misteriosa.
-Ecco l’antidolorifico- quella voce sussurrò.
Gaetano guardandosi intorno si rese conto che si trovava nel letto della sala di terapia intensiva, di un ospedale e quell’ombra, altro non era che l’infermiera.
Guardò subito sotto le lenzuola per vedere se aveva infilzato il forcone di Lucifero, dato che il dolore a differenza del paesaggio era rimasto immutato e notò che al posto del forcone, vi era un fissatore esterno composto da una serie di tondini di ferro che gli trapassavano la gamba da parte a parte, da appena sotto l’inguine all’inizio della tibia.
Gaetano, appena resosi conto di dove si trovasse, chiese notizie all’infermiera sulle condizioni del suo amico Massimiliano.
Questa, pur con un muso lungo e con solennità disse che si trovava in coma farmacologico, ma che le condizioni non destavano particolari preoccupazioni.
Gaetano, girò la testa sul cuscino e si addormentò con un dubbio, aveva sognato Lucifero o aveva sognato l’infermiera?

Gaetano, aprì gli occhi e non vide più la pulita sala della terapia intensiva dell’ospedale, ma soltanto freddi sassi sui quali giaceva supino e il dolore alla gamba riprese più intenso di prima. Guardò la gamba e il forcone era ancora al suo posto, mentre cercava di sfilarlo accompagnato da tremende urla, vide in piedi al suo fianco un canuto signore con la barba candida, che indossava un bianca tunica. Subito gli chiese di aiutarlo ma questi con aria solenne gli disse:
-Come posso io aiutarti se tu per primo continui ad infliggerti indicibili pene? Lascia stare quel forcone che non uscirà mai in quella maniera dalla tua gamba, uscirà a tempo debito e con i giusti modi.- E come era apparso l’uomo scomparve, lasciando Gaetano nello sconforto che si abbandonò su quei e ruvidi freddi sassi.

-E’ l’ora dell’antibiotico.- Quella frase lo svegliò, si guardò attorno e non riconobbe la stanza di prima, infatti era stato trasferito dalla sala di terapia intensiva al reparto.
Nonostante si trovasse coricato nel letto, gli sembrava di stare ancora disteso sui sassi. Il dolore alla gamba, non accennava ad attenuarsi, anzi aumentava freneticamente; in quello stato trascorse una settimana tra il torpore degli antidolorifici, alternato ai i tremendi dolori alla gamba. Ogni qualvolta tentava di toccare il fissatore, i dolori continuavano in maniera feroce e, non poteva fare a meno di pensare alle parole che aveva udito da quel canuto signore durante quello strano sogno. Gaetano, non sapeva bene se ad impersonare quell’arcana creatura della sua fantasia fosse Catone in Purgatorio o Dio in Paradiso.
Finalmente, alla fine della seconda settimana, si trovò a fianco il suo compagno di sventura, visibilmente provato, con un collare per la frattura delle vertebre del collo, un gesso al braccio destro e una fasciatura alla gamba destra che andava da sotto il ginocchio sino alla tibia il tutto tenuto fermo da un fissatore esterno simile al suo .
Il trauma più grande, Gaetano lo ebbe la mattina successiva, quando i medici per la rituale medicazione, liberarono dalle fasce la gamba di Massimiliano e, riuscì a vedere lo squarcio nella carne che lasciava scoperti sia la tibia che il perone; ed un altro medico con un bisturi asportava pezzi di carne e di osso, che non essendo vascolarizzati, (dato che nell’incidente si era recisa una vena e i chirurghi l’avevano repentinamente chiusa.)
Ma, le spiacevoli sorprese, non erano ancora finite, difatti la settimana successiva, dopo le rituali medicazioni, i medici con estrema solennità, comunicarono a Massimiliano che avrebbero dovuto amputargli la gamba.
Amputare le gamba ad un ragazzo non ancora trentenne, uno sportivo, che passava parte del tempo libero tra palestre e campi di pallavolo, il classico ragazzo sempre ben curato il “figo” della situazione per intendersi. Dovevano amputargli la gamba, Gaetano non riusciva a pensare ad altro, ma non voleva neppure guardare quel suo amico disteso immobile con lo sguardo vitreo e fisso sul soffitto, aveva paura di scrutargli dentro l’anima, nei suoi pensieri.
Dovevano amputargli la gamba, quale atroce tortura, pensò subito al sogno e, rivedeva Lucifero che dava atroci torture ed il canuto signore che dispensava parole di conforto.
-Massimiliano ascoltami- cominciò Gaetano,
-sono sicuro che troveremo la giusta soluzione- ma Massimiliano rassegnato non rispondeva.
Passarono ancora alcuni giorni, fino a quando arrivò la notizia che un chirurgo di un istituto ortopedico di Bologna, dopo averlo visitato era disposto a dargli una flebile speranza e che avrebbe tentato di salvargli la gamba.
Successivamente, arrivò la notizia che anche Gaetano sarebbe stato accolto nello stesso istituto.
Gaetano si addormentò e rivide il canuto signore che sorridendogli gli sfilò il forcone dalla gamba.



Gaetano GULISANO
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