venerdì 10 ottobre 2008

3 maggio 2005 l'inferno ( I parte)


3 Maggio 2005
l’inferno
(I parte)


Lucifero, con il suo tridente, pizzicava le persone in fila appena arrivate alle porte dell’inferno, proferendogli gli improperi più impronunciabili.
Quelle persone, a mani giunte lo pregavano chiedendo clemenza, cosa che faceva ulteriormente imbestialire il demone.
Gaetano era in fila, ma a differenza di quella moltitudine di persone, non implorava anzi, attendava con mesta pazienza il suo destino. Cosa al quanto strana perché, anche se in vita non era stato un santo, non poteva essere considerato una persona cattiva, meritevole di quel destino. Nonostante questo, Gaetano, (stupito per la presenza di Lucifero su quel pulpito, che di diritto, secondo la versione Dantesca doveva essere di “Minosse”), attendeva impassibile, ascoltando e guardando con distacco l’interrogatorio al quale il demone sottoponeva quelle persone, sicuramente ree di chissà quali nefandezze.
La sentenza che seguiva l’interrogatorio, era sempre di condanna ai supplizi più disparati e alle più bizzarre crudeltà.
-Neghi di aver ucciso persone innocenti?- Lucifero urlava alla volta di un uomo grasso, con il volto sformato dalla paura, livido per tutte le punture di insetti e per le copiose dosi di bastonate ricevute nel lungo tragitto sino a quella porta.
L’alito pestilenziale del demone, arrivava sino alle ultime persone, rendendo l’aria irrespirabile, come se in quella condizione respirare contasse ancora qualcosa.
-No! Non ho mai ucciso nessuna persona in vita mia, lo giuro.- Replicava quell’essere ormai informe, privo di ogni sembianza umana.
-Neghi di essere stato un politico?- Il demone dal suo pulpito infuocato lo incalzava
-No non lo nego!-
-Neghi di esserti impossessato del danaro che gestivi per il pubblico e, con questo esserti costruito ville e vari agi arricchendoti?
-No! Non lo nego, ma non ho mai ucciso nessuno.- Replicò, quasi sentendosi sollevato, sia per la confessione, sia perché credeva di potere scampare a quel perpetuo destino.
-Guarda,- impose il demone.
-Vedi, quelle persone?- E, sotto i suoi piedi, si aprì come una parete trasparente che lasciava intravedere la scena di un incidente con due persone riverse a terra, rispettivamente in una pozza di sangue.
-E cosa centro io?- Replicò l’uomo alzando la voce. E, subito venne colpito da una scarica di bastonate, da parte dei demoni che gli stavano intorno.
-Cosa centri tu?- Ricominciò Lucifero ancora più adirato di prima, facendo uscire fumate sulfuree dalle sue larghe nari dal viso di capro.
-Il danaro che ti sei intascato, era destinato a mezzi sanitari per la tua città, senza quei mezzi, quelle persone moriranno e tu ne sei l’artefice.-
L’uomo a quelle parole impallidì, allora Lucifero continuò:
-Che sia gettato nella fosse delle vespe.-
Al ché l’uomo urlo e svanì fra le fiamme.
Quanto fu giunto il turno di Gaetano, il demone lo guardò negli occhi e inespressivo, senza pronunciare alcunché, strinse il tridente nella pelosa mano destra, facendo stridere al contatto le lunghe e acuminate unghie, e con forza, glielo conficcò nella gamba destra.
Gaetano, urlò per il dolore e poi svenne.
Quando Gaetano riaprì gli occhi, si ritrovò riverso sull’asfalto con un forte dolore al braccio destro, tentò di alzarsi ma non vi riuscì, si guardò la gamba destra e vide che sui Jeans all’altezza del ginocchio, vi era qualcosa di un bianco accecante, allungò la mano cercando di toglierlo ma appena l’afferrò, un dolore lancinante che mai aveva provato prima gli pervase la gamba per poi diffondersi in tutto il corpo. Quel qualcosa di bianco, altro non era che il suo ginocchio uscitogli dalla gamba.
Allora, tutto gli fu chiaro, si ricordò di qualche istante prima sulla moto del suo amico Massimiliano, poi un pullman e il tremendo impatto.
Sotto la sua gamba, si allargava copiosa una chiazza di sangue, il suo amico Massimiliano non rispondeva e il freddo iniziava ad insinuarsi nel suo corpo.
Giunse un’autoambulanza, gli infermieri gli misero velocemente un telo argentato sopra per ripararlo dal freddo, ma non lo caricarono a bordo, dicendo che: al momento era disponibile solo un’autoambulanza ed il suo amico riverso a terra poco distante era più grave di lui.
Allora Gaetano chiuse gli occhi e non sentì più dolore…


Gaetano GULISANO
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